“Un’altra vita”, esposizione personale dell’artista Paola Scialpi

25 Ottobre 2024 Redazione A&S 253

NELLA FOTO: UNALTRA VITA ESPOSIZIONE PERSONALE DELLARTISTA PAOLA SCIALPI.

Dal 27 Ottobre al 6 Novembre 2024 mostra di Paola Scialpi alla Fondazione Palmieri di Lecce.

Paola Scialpi, artista di chiara fama, che ha esposto i suoi lavori presso prestigiose sedi di livello nazionale e internazionale, torna con una singolare ed interessante personale di pittura dal titolo “Un’altra vita”. Le opere saranno esposte presso la Fondazione Palmieri in Vico dei Sotterranei a Lecce dal 27 Ottobre al 6 Novembre 2024. L’inaugurazione è prevista per Domenica 27 Ottobre alle ore 18:30 con gli interventi critici di Lucio Galante e Maurizio Nocera. Orari di visita: dalle ore 10:30 alle 12,00 e dalle ore 17:30 alle 20:30 (chiuso Sabato 2 Novembre).

Intervento di Maurizio Nocera

Paola Scialpi si serve della sua opera per riferirsi al mondo femminile come momento di riscatto e di autodeterminazione della donna. La sua è una battaglia senza fine, perché dare alla donna quel che le è stato tolto per millenni non è facile. Tuttavia lei pensa che con il suo contributo pittorico qualcosa di nuovo può emergere, tanto è che il suo prestigio di pittrice delle donne e per le donne, ha assunto oggi una dimensione internazionale. Non è poco di questi tempi di guerre che infiammano il pianeta. Per lei riscattare la condizione della donna significa emanciparsi e contribuire all’emancipazione del mondo femminile in ogni latitudine, in ogni longitudine. Ci si chiede se i dipinti di Scialpi sono figurativi. Certo sono pure figurativi, nel senso che, osservandoli, non si può prescindere dall’immagine dipinta, dove la presenza umana è posta ora in evidenza ora da scoprire dietro le quinte del segno e del disegno. Piuttosto la sua opera è emblematicamente visionaria e talvolta anche psichedelica. La presenza della figura umana è riferita spesso all’universo femminile, ma anche alla sofferenza che l’umanità intera subisce quotidianamente nel volgersi della vita. Anche per questo la sua opera è rivolta agli “ultimi” (gli esclusi) di Franz Fanon, alla disperazione degli emarginati, dei migranti, alla fame che attanaglia molti popoli. La bellezza della sua pittura sta nella composizione di quei tre colori da lei superbamente preferiti, che, all’unisono, sono colori della speranza (rosso), della rinascenza (bianco), dell’indefinibile (nero). Una sua tela (penso ai “rossi vertiginosi”, ai “bianchi inframmezzati da simboli umanoidi”, a “quell’orologio le cui lancette le ha fermate con un drappo rosso rovesciato”, e penso soprattutto a quelle spirali divinatorie che sembrano venire su dal dipinto come spinte da una forza extra umana). Nell’opera dell’artista c’è una simbologia ben studiata. Nulla sta lì per caso, anzi, il suo è un tentativo di ricerca della verità che è dentro a tutti noi. Scrivevo tentativo, ma, io ne sono certo, almeno per quel che può la mia conoscenza delle cose dell’arte, esso raggiunge l’orizzonte prefissato. Ecco perché la sua è sempre una risposta ad ogni dubbio che ci accompagna nel corso della vita. Paola fa la sua ricerca pittorica attraverso quei colori che ho indicato. Su di essi e con essi fa il gioco della vita (anche sensuale) che sempre è un sorriso dell’amore mai infranto.

Intervento di Lucio Galante

Il mio primo incontro con Paola Scialpi risale al 2005 – son passati ben diciannove anni –, per la mostra L’Altro Barocco, della quale curai la presentazione. Non so se fu una felice coincidenza che il tema, come si desume dal titolo, ben s’accordasse alla mia qualifica di storico dell’arte. Certo è che fu l’inizio di un rapporto che dura tuttora, tant’è che mi vede nuovamente impegnato nella presente mostra per proporre qualche notazione. Ciò che mi vien subito da dire è una constatazione, le opere esposte non costituiscono una “serie”, ognuna ha, infatti, un proprio titolo, e questa condizione è certamente da tenere presente, ciò non significa ch’esso acquisti un particolare peso, resta che può essere un possibile indicatore tematico. Partendo da quanto fin qui detto, ritengo utile prendere in esame le prime due opere, quella che ha per titolo Tra sogno e realtà e quella intitolata Incubo. Il primo titolo, nella sua genericità, potrebbe riferirsi a tante cose, per cui è opportuno provare a descrivere l’opera, una operazione che lo storico e critico d’arte di consueto fa se intende anche risalire alla intenzionalità dell’artista riguardo al significato. In primo piano è raffigurata a mezzo busto una donna, che si riconosce tale dal volto truccato, le labbra rosse di rossetto, le sopracciglia tracciate con la matita, eyerliner ben definito, e il seno, anche se appena accennato. Va, però, rilevato che una parte della sua testa è nettamente tagliata e da lì partono curiose strisce che ognuno potrebbe interpretare come vuole, vedervi, ad esempio una lunga coda di cavallo di strani capelli che si snodano verso il basso. Dietro la testa, poi, si vede una buona parte di un probabile quadro, che non si comprende come si e cosa lo regga, con la raffigurazione di un probabile paesaggio marino stilizzato con onde e una porzione di cielo con un sole nero. Nero è anche lo sfondo dell’intera raffigurazione. Se torniamo al titolo, non è difficile distinguere ciò che è sogno e ciò che sembra, e sottolineo sembra, realtà. Il secondo titolo, invece, rimanda direttamente a una visione onirica e che ci appare subito non gradevole. Il volto femminile di profilo è urlante, contrassegnato da un deciso pallore che trae risalto dalla fascia grigia dei capelli e da quella sorta di velo nero che li ricopre e che si allunga come fosse una cornice. L’ambientazione è creata dal cielo, anch’esso grigio, sul quale fa mostra di sé una falce di luna che ci dice ch’essa è notturna. La visione è completata da una presumibile finestra, che lascia vedere la presenza di due figure incappucciate sullo sfondo di un cielo nuvoloso che digrada dal minaccioso grigio scuro al chiaro e dal quale fa capolino un sole rosso. So benissimo che queste descrizioni non traducono né letteralmente né esaurientemente la ricchezza della natura visiva delle due immagini (questo, come noto, è il problema irrisolto della critica d’arte, l’intraducibilità linguistica dell’immagine visiva), ma è proprio della critica il compito di legare le forme alla intenzione che è alla base. E l’attenzione alle forme significa guardare al procedimento tecnico-operativo adottato dall’artista, alle scelte che ha fatto nel momento di  accingersi a realizzare le opere, dal supporto (la tela), ai pigmenti (il nero, il bianco, il grigio in varie tonalità, e l’immancabile rosso), agli strumenti (pennelli vari e spatole), cioè tutto ciò che concorre a dare concretezza ed espressività all’immagine, assieme all’altro fondamentale apporto, la sua capacità inventiva, grazie alla quale crea temi e soggetti. Al riguardo ho già dato ampio riconoscimento alle capacità dell’artista, e questa mostra ne è una ulteriore conferma, anzi, l’esame anche delle altre opere mi ha convinto che per definire la sua nuova visione artistica si potrebbe utilizzare proprio il primo titolo, Tra sogno e realtà. Se guardiamo a qualche altra opera e confrontiamo il titolo con la traduzione visiva, l’uno linguisticamente fa pensare alla realtà, ma la traduzione formale è strettamente immaginifica, in nessuna troviamo una interpretazione in chiave “realistica”, anzi troviamo anche traduzioni in chiave “astratta”. Gli alberi si parlano, oggi secondo recenti ricerche gli alberi veramente si parlano, ma la soluzione formale di Paola è del tutto fantasiosa, e il suo significato fa pensare al vano parlare, quando la vita s’è inaridita. Allo stesso modo in Un’altra vita l’immaginazione dell’artista ha tradotto la speranza in un’altra vita pensando alla fatica ch’essa comporta, di qui l’immagine della mano che ha aperto con fatica uno spiraglio. In Il sole infranto s’è fatto forse strada il suo pessimismo trasformando la nostra fonte di vita nel suo tragico esaurirsi, fino a rendere i suoi raggi ormai diventati di ghiaccio. Anche ne Il libro dell’esistenza l’immaginazione dell’artista ha dato i suoi frutti, toccati dallo stesso pessimismo. Dominano il grigio e il nero, e il cerchio rosso è una sorta di nume tutelare, ma il libro ha le pagine bianche e una di esse è strappata. Non so se la disposizione delle opere sia stata fatta per dare un senso anche al percorso, ma certamente le ultime due sono aperte all’ottimismo, come ci dicono i due titoli, “Esplode la gioia” e “Un altro orizzonte”, non casualmente in modo “astratto”. Come a volerci dire che per lei l’arte è l’unico modo per liberare pienamente la sua immaginazione.

Breve biografia dell'Artista

A Lecce all’interno del suo atelier Overeco Academy & Workshop, riserva ad artisti, poeti e scrittori uno spazio in cui si promuovono incontri culturali ed artistici con esperti del settore. Ha collaborato, mettendo a disposizione le sue competenze, con il “Centro di disturbi alimentari” della ASL di Lecce. Per due anni consecutivi ha tenuto corsi di pittura nel carcere Borgo San Nicola di Lecce per detenuti e detenute. Ha collaborato con il prof. Luigi Perrone dell’Università del Salento scrivendo un saggio per favorire l’intercultura dal titolo “La linea e il colore simboli universali del linguaggio visuale “pubblicato dalla casa editrice Sensibili alle foglie di Roma. Sempre per l’intercultura, dopo il grande sbarco d’immigrati dall’Albania, nel 2000 ha realizzato una mostra dal titolo “Cerniere” che simboleggiava l’unione e l’accoglienza di altre culture. Sempre nel 2000 ha esposto insieme a Vittorio Balsebre alla celebre galleria d’arte La Scaletta di Matera. Da sempre la sua pittura simbolicamente parla della donna (prostituzione, violenza, emarginazione, conseguenze derivanti da guerre e povertà) Prima dell’11 settembre (assalto alle torri gemelle a New York) ha realizzato undici Crocifissioni esposte successivamente, con il permesso del Vaticano, nella Basilica di Santa Croce a Lecce nel 2001. La mostra “Countdown”, nel 2002, realizzata grazie anche al patrocinio del Senato settore dei Diritti Umani, denunciava con fotografie, dipinti e testimonianze scritte gli orrori della guerra in Iraq. Alcune sue opere erano presenti a Nassiriya mentre si consumava la strage dei nostri carabinieri il 12 Novembre del 2003. Ha collaborato con Amnesty International ed Emergency di Gino Strada donando opere per fini umanitari. La mostra “Anime di carta” del 2012 è stata dedicata alle donne che subiscono violenza la cui anima si deforma come un foglio di carta stropicciato. Nel corso della mostra sono intervenuti con le loro esperienze e racconti toccanti psicologi e sociologi.

La mostra del 2014 dal titolo “Nero cavo” ha visto la collaborazione di Stefano Donno con la sua raccolta di poesie e di Gianni De Benedittis per FuturoRemoto Gioielli, l’orafo designer che collabora con la Maison Gattinoni e che ha realizzato gioielli per un film del regista Ferzan Ozpetek e per molte altre importanti manifestazioni. Per la suddetta mostra ha realizzato un meraviglioso gioiello “Nero cavo”. Le opere di Paola Scialpi sono state esposte in varie città italiane ed all’estero (in Turchia ad Ankara, alla Broadway Gallery di New York e negli Emirati Arabi). Tra il 2016 e il 2017 ha realizzato quattro libri d’artista con racconti ed immagini: (Mare: una storia da riscrivere) dedicato ai flussi migratori di cui una copia donata a Papa Francesco che in una lettera di risposta esprimeva parole di elogio per la sensibilità rivelata nel trattare l’argomento. Il libro “Ombre” dedicato ai senzatetto ed alla vecchiaia in solitudine; (Donne) dedicato a varie esperienze femminili e “Fuori tempo massimo” dedicato all’ambiente ed ai cambiamenti climatici.

Tra il 2017 e il 2018 collaborando con il Presidio del libro di Sannicola (Lecce) ha realizzato due libri d’artista, uno dedicato alla pittrice di origini ebraiche vittima dell’Olocausto Charlotte Salomon ed al poeta indiano premio Nobel Rabindranath Tagore. Nel 2018 inoltre ha realizzato venti opere dal titolo” Tracce di quotidianità” che mettevano in risalto come spesso dietro un semplice gesto quotidiano si nascondano pensieri e sentimenti mai espressi. Hanno parlato di lei e delle sue opere: Vittorio Balsebre, Luciano Caramel, Toti Carpentieri, Stefania Carrozzini, Carmelo Cipriani, Giuliana Coppola, Elio Coriano, Stefano Cristante, Ada Donno, Stefano Donno, Marisa Forcina, Lucio Galante, Rosanna Gesualdo, Raffaele Gorgoni, Antonella Marino, Pietro Marino, Maurizio Nocera, Luigi Perrone, Marina Pizzarelli, Raffaele Polo, Giancarlo Sergio, Massimo Guastella, Vladimir Ptr Jovovich.

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Ultimo aggiornamento: 25/10/2024, 17:20