Sulla produzione plastica di Emma Chiavarone: testo critico sulla valida artista partenopea

22 Settembre 2022 Redazione A&S 2270

NELLA FOTO: SULLA PRODUZIONE PLASTICA DI EMMA CHIAVARONE.

La partenopea Emma Chiavarone ha voglia di produrre tanto e nel suo sangue scorrono vene immaginative radicali, in parte ancorate a quel Vesuvio che incornicia Napoli, croce e delizia da secoli e secoli di un territorio unico, e in parte è propensa a combinare e a declinare con aggregazioni materiche diverse particolari scene contemporanee.

Scultrice e pittrice, nata il 4 Giugno del 1974, a cinque anni mostrava già le sue capacità di modellare animaletti con la plastilina. Diplomatasi alla speciale scuola di porcellana “IPSIA Caselli”, allocata in un meraviglioso parco, che ospita il Museo di Capodimonte, tra i primi cinque istituti museali più importanti al mondo, ha, poi, frequentato il biennio della “Scuola Libera del Nudo” all’Accademia di Belle Arti di Napoli con il Maestro Ernesto Pugliese e un corso di restauro con attestato riconosciuto dalla Regione Campania.

Alcune sue opere sono presenti in piazze e chiese oltre in numerose collezioni. Ha esposto in varie gallerie, musei sia in Italia che in Europa. Predilige la creazione di statue in terracotta. Premiata più volte a concorsi e premi, attualmente unisce scultura e pittura, disegni e effetti luce in un’unica opera frutto di sperimentazioni e di crescita artistica. Animata da autentica e sincera vocazione si è misurata, nel tempo, con tecniche e materiali diversi; dapprima la modellazione della creta, poi del gesso e del marmo.

Nel gioco delle attenzioni nei confronti di artisti di qualità, talvolta, operativamente silenziosi nel loro studio, bisogna ripassare le loro opere per comprendere bene un futuro esecutivo. Per essere sempre presenti “in onda” e “sull’onda” bisogna comprendere che la promozione, dopo la redazione di opere, diventa opera di conoscenza necessaria. La comprensione della propria condotta artistica deve essere ribattuta per poter permettere ai fruitori di immagazzinare, metabolizzare, introiettare dati certi e persistenti.

Emma Chiavarone ha un suo spessore, perché snocciola una qualità espressiva in termini morbidi e, nel contempo, consistenti. Una sensibilità di convincimenti emerge e compare dalle sue opere, mentre si divide, tra plurime trasferte, tra Lazio, Cisterna di Latina, e Campania, Napoli. Le incursioni nella materia sono appassionate, di tono vitale, e vengono esaltate in un “corpus” di lavori di forza attrattiva. I suoi lavori crescono su un modellato sicuro ed equilibrato; ogni forma è calibrata e risponde a una ricerca anatomica rigorosa, centrata, confortata e declinata su una figurazione che respira di emozioni.

Ogni opera è sintesi gentile di un magistero attento a ricomporre, ripercorrere e a ridisegnare la figurazione nelle sue mute versatilità. Nelle sue programmate ecletticità tematiche degni risultati manifestano sentieri di segmentazioni brevi, teorie di accenti segnici e di riparti determinati, che attraversano il campo degli affetti, del cerchio delle intimità domestiche e della rispettosa “capsula del tempo” che è il corpo umano.

Ha creato sculture di tutte le dimensioni, oltre a disegni e dipinti, ma le versioni piccole meritano attenzione massima, perché riportano un versatile fraseggio, concepito per esaltare sagome e profili. Due opere come un disteso e sereno “Mio padre” sino alla terracotta, di senso gemitiano, come “Cavallucci marini fossili” ci permettono di captare, prima, sia delicatezze intimiste e sia, dopo, capricci gestuali, ma, ricordiamo, che ha, anche, affrontato personaggi celeberrimi, come “Maradona”, nonché temi sacri.

La brava artista riesce a motivare attese e sospensioni, ma anche una tenuta di squarci apicali, di segnacoli e di segnature, nonché prospettive tutte incidenti e coerenti, che si staccano per interessare il paradigma di una cifra singolare. Valutazioni di approfondimenti, che risultano ben distribuite, grazie a precisi calcoli materici, di luce e di taglio, scandiscono intriganti ritmi interiori, che depositano sul campo visivo azioni possibili quanto segmenti sospesi di vita.

Maurizio Vitiello

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 13/11/2022, 17:59