CopertinaContributi e SegnalazioniI colori riscoperti nel Chiostro di San Gerolamo presso la Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa (articolo + foto)
29 Marzo 2022 Redazione A&S 5553
Non si hanno molte notizie riguardo questo apparato decorativo ma grazie alla presenza dello stemma della Congregazione dei Gesuati, elevati ad ordine mendicante nel 1567, è stato possibile risalire alla datazione e alla committenza. Il ciclo decorativo, realizzato tramite la tecnica dell’incisione, è caratterizzato da motivi classicheggianti (come putti, tritoni e arpie alate) che si alternano a forme geometriche e floreali, lungo un articolato nastro di cui oggi si conservano alcune porzioni.
Infatti, solo in due dei quattro lati del chiostro sono ancora visibili i lacerti di questo interessante intonaco che può essere considerato, per le modalità esecutive, un unicum nel territorio cittadino pisano.
L’intervento conservativo oltre a sanare e ridurre le principali alterazioni e degradi ha riportato alla luce una nuova lettura dell’apparato decorativo, soprattutto grazie alla scoperta dei pigmenti originali, dei materiali costitutivi e delle tecniche esecutive. In passato in fatti, pure se il chiostro era già stato sottoposto a importanti interventi conservativi, non era stata eseguita un’indagine diagnostica dettagliata ed esaustiva della tecnica esecutiva e delle cromie originali. Questa errata interpretazione aveva partecipato alla trasmissione di un’immagine d’insieme non solo poco attinente all’originale ma anche poco leggibile.
La tecnica esecutiva impiegata nel Chiostro di San Gerolamo, semplifica quella dello sgraffito fiorentino, introducendo una lavorazione meno complessa rispetto al parente più stretto. L’intento era probabilmente quello di riproporre esteticamente l’idea cromatica e chiaroscurale dello sgraffito ma allo stesso tempo di risparmiare economicamente sull’impiego dei materiali e della mano d’opera. Osservando più da vicino il tessuto decorativo è stato possibile identificare i pigmenti originali, sia dei fondi figurati e geometrici che nelle linee d’incisione.
I fondi tramite lo studio dei frammenti di pigmento bianco, indagati per mezzo di analisi petrografiche e l’ausilio di un microscopio portatile, erano realizzati secondo la tecnica dell’affresco, stendendo su uno strato ancora umido di intonachino il pigmento bianco calce. Le linee d’incisione invece erano caratterizzate da un colore scuro, un rosso ocra, applicato a secco e stemperato probabilmente in acqua di calce. Questa coloritura al momento dell’intervento di restauro non risultava visibile perché occultata da uno spesso strato di scialbo bianco/giallastro, applicato in un periodo successivo e rimasto nelle linee d’incisione, probabilmente durante una delle tante ristrutturazione del chiostro.
L’attento e puntuale intervento conservativo ha permesso di restituire ai lacerti originali d’intonaco una maggiore leggibilità, coerenza e armonia cromatica. Strumenti fondamentali per il raggiungimento dell’eccellente risultato sono stati; la sinergia collaborativa dei professionisti impiegati nell’intervento, specializzati in diverse discipline, un’approfondita fase progettuale e l’impiego di specifiche strumentazioni d’indagine diagnostica, utilizzate sia in una fase preliminare che di supporto all’intervento di restauro vero e proprio, per selezionare materiali compatibili e reversibili, indagare i materiali costitutivi e i principali degradi.
L’importante risultato raggiunto si deve quindi a di tutti coloro che hanno attivamente collaborato all’intervento conservativo, sia i tecnici che i professionisti responsabili della fase progettuale, scientifica e intellettuale quali: ing. Francesco Buono (Responsabile Unico del Procedimento-Scuola Universitaria Superiore Sant'Anna di Pisa), arch. Francesco Baldi (Direttore dei Lavori-Scuola Universitaria Superiore Sant'Anna di Pisa), dott.ssa Eva Pianini (Funzionario Restauratore-Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno), arch. Irene Lattarulo (Funzionario Architetto-Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno), arch. Leonardo Casini (Progettista), arch. Patricia Cid (Progettista), ing. Simone Vecchio (Indagini diagnostiche), arch. Angela Di Paola (Indagini diagnostiche), dott. Marcello Spampinato (Analisi Petrografiche), dott. Andrea Vecchio (Documentazione Fotografica).
Cinzia Giorgi
Restauratore responsabile
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Ultimo aggiornamento: 30/03/2022, 10:50