CopertinaContributi e SegnalazioniLe spazialità impossibili dell’artista Luisa Bergamini
6 Luglio 2020 Redazione A&S 4468
Nell’arco degli anni, dopo un periodo iniziale dedicato allo studio del nudo e dell’informale, la ricerca artistica di Luisa Bergamini si orienta verso una visione più ampliata dello spazio. Non a caso nel 2005, l’artista modenese entra a far parte del Movimento Iperspazialista. Eccola ritratta accanto ad una delle sue opere più interessanti: Spazio Impossibile, acrilico su tela realizzato nel 2014 e misurante ottanta centimetri di altezza per sessanta centimetri di larghezza.
Il suo interesse si orienta dunque verso lo spazio ed in maniera pià specifica verso i cassetti, intesi come contenitori per eccellenza di ogni nostra memoria, gelosamente custodita poi a volte rifiutata e temuta, per timore di provarne sofferenza al ricordo.
Espressi in varie maniere, questi elementi sono stati seguiti da moduli sartoriali, definiti modelli dall’artista; sagome utilizzate per creare gli abiti che indossiamo, essi pure contenitori del nostro ego, che cerchiamo di nascondere attraverso gli indumenti, manifestando di noi solamente ciò che vogliamo, per il timore di apparire nella nostra nudità psicologica, che siamo impegnati a celare per preservarci dalla curiosità e rassicurarci nel sentirci inviolabili.
Le sue opere sono esposte in importanti collezioni private in Italia e all’estero; numerose le sue partecipazioni ad esposizioni colletive e personali, nonché a rassegne di “libri d’artista”. Del suo lavoro hanno scritto e si sono interessati critici autorevoli: Bertacchini, Bonomi, Cavallari, Cerritelli, Cohen, Deho, Di Genova, Di Mauro, L. Miretti, M. Miretti, Naldi, Pasini, Pozzati, Rea, Solmi, Strozzieri, Trini, Vitiello e altri. Il suo lavoro appare in numerosi scritti, pubblicazioni e raccolte d’arte. Ha partecipato alle Biennali di Venezia out n° 54, 55, 57.
Maurizio Vitiello
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Ultimo aggiornamento: 21/07/2022, 12:18