La genesi di “Dune Elettriche”, un saggio critico dell'artista-fotografo Maurizio Schächter Conte

7 Gennaio 2021 Redazione A&S 427

NELLA FOTO: LE DUNE ELETTRICHE DELL ARTISTA MAURIZIO SCHACHTER CONTE.

L’opera Dune Elettriche, esposta per la prima volta in occasione della personale “Molteplici Orizzonti” nel 2016, si pone all'interno della più ampia ricerca sulla trasfigurazione astratta del reale, ed insieme ad altre sei-sette presentate in quella occasione, rappresenta un fondamentale filone di ricerca espressiva che ho approfondito negli anni successivi e che tuttora esploro con pazienza e determinazione.

Nel testo, che nel catalogo accompagnava quelli della curatrice Mimma Sardella e di Fabio Donato, ponevo temi e questioni che bene esplicitano il significato della ricerca cui appartiene questa foto.

La molteplicità degli orizzonti, intuizione inaugurata da Leopardi nello Zibaldone, è confermata da Baudelaire, Proust e Benjamin, nel commentare questi ultimi, dà uno statuto definito al sapere dell'orizzonte come soglia.

È la soglia delle infinite possibilità, dagli accostamenti dei confini temporanei delle trame materiche sino a giungere alla dissoluzione delle rassicuranti certezze del già conosciuto per aprirsi al mondo di sempre nuove Colonne d'Ercole, eterna soglia tra Passato e Futuro.

Queste riflessioni, che ritornano inesauste, sono dentro al mio modo di guardare la città, i suoi edifici e il mondo intorno a me, per carpirne i segreti che si celano oltre la soglia che la luce fa intravedere.

Là c'è la vita delle persone, quelle che hanno immaginato e edificato, e quelle che hanno abitato e lo faranno ancora e ancora. E c'è anche la Bellezza quale modo di pensare e sentire e costruire. E guardare.

La singola immagine che scandaglia l’universo e svela almeno in parte quel che l’autore ha percepito in un quell’attimo felice, che segue la sofferente rinnovata ricerca di quel che pure aveva colto perdendolo, genera un ulteriore livello espressivo. Ogni scatto, che pure mostra l’apparente visibile, esprime la tensione verso sconosciuti orizzonti, alla ricerca della ragione di sé in un luogo del mondo e del proprio tempo. Con tutto questo si confrontano visioni ed aspirazioni straniere di ogni singolo fruitore che prova a tramutarsi in silenzioso compagno di viaggio.

Quello scatto rappresenta l’ebbrezza della verità dell’istante e la compresenza di altre non percepibili, nascoste tra le pieghe del possibile, tra ciò che può essere stato e l’intravisto accadimento futuro. Sin qui i temi esposti in quel testo.

Riferimento magistrale è Paul Klee, artista e teorico tra i più rilevanti delle Avanguardie del Novecento, che afferma:

L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.

Questione fondamentale nel mio lavoro che approcciando il visibile, quel che appare reale, lo trasfigura alla ricerca di nuove visioni e nuove regole interne, per così dire, che evocano e talvolta mostrano l'astrazione presente. Che è innanzitutto nuova frontiera interiore.

Lo scatto che fissa l'attimo nel suo farsi sembra poter cogliere l'orizzonte del mistero possibile nel passaggio tra luce e ombra, soglia da attraversare alla scoperta di orizzonti ulteriori.

Maurizio Schächter Conte

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Ultimo aggiornamento: 07/01/2021, 14:57