CopertinaContributi e SegnalazioniIntervista ad Elina Chauvet, l’artista simbolo della lotta contro la violenza sulle Donne
8 Marzo 2025 Redazione A&S 342
Questo potente simbolo, che ha unito e sensibilizzato l’opinione pubblica internazionale su questa scottante piaga sociale, è nato solo grazie alla prima esposizione dell’installazione “Zapatos Rojos” dell’artista Elina Chauvet svoltasi nel 2009 a Ciudad Juarez, cittadina messicana tristemente nota per detenere il primato del più alto numero di femminicidi al mondo. Da allora, la potente installazione artistica di Chauvet è diventata simbolo internazionale della lotta al femminicidio, un monito per la nostra società che tende a dimenticare in fretta i numerosi femminicidi. Nata nel 1959 a Casas Grandes (Chihuahua), Elina Chauvet concentra il suo sforzo artistico principalmente su questioni sociali, in particolare quelle che riguardano le donne, partecipando a numerose mostre e progetti artistici in tutto il mondo, tra cui Messico, Argentina, Italia, Stati Uniti, Norvegia, Ecuador, Canada e Spagna. Abbiamo già avuto modo di parlare di Elina Chauvet in un precedente articolo, ma conosciamola meglio attraverso questa interessante ed inedita intervista testuale rilasciataci gentilmente dalla valida artista messicana.
Un grande dramma ha segnato la tua vita (NdR: la morte dell’amata sorella per mano del marito), ma ti ha anche dato la forza di realizzare una delle installazioni più iconiche della storia dell’arte contemporanea. Pensi che la sofferenza possa essere in qualche modo un “vantaggio” per un artista?
Non vedrei mai la sofferenza come un vantaggio, sono semplicemente emozioni condivise e penso che in questo caso il desiderio di cambiare qualcosa che ferisce una altissima percentuale della società sia un’energia trasformativa, credo che il linguaggio dell’arte abbia il potere di aiutarci a riflettere.
È chiaro che sei una artista impegnata nel sociale e che non ti interessa la fama. Ti chiedo allora, cosa hai provato quando hai realizzato che la tua installazione “Scarpe Rosse” è diventata il simbolo mondiale della lotta contro la violenza sulle donne? Te lo saresti mai aspettato?
Il processo è durato quindici anni, quindi il riconoscimento del lavoro è stato graduale. Suppongo che questo mi abbia preparato per ciò che “Zapatos Rojos” rappresenta attualmente. Sin dall’inizio volevo che il lavoro raggiungesse molti luoghi, perché avevo capito che la violenza contro le donne è presente in tutto il mondo, indipendentemente dalla regione geografica. Per riflessione, penso che la fama sia qualcosa che ad un certo punto svanisce, è più importante l’eredità di un artista, cosa che non so se sarà così per me in futuro.
Il tema delle “scarpe rosse” è presente anche in una serie di suoi lavori a tecnica mista, dove le tue iconiche scarpe rosse sono presenti anche pittoricamente. Ce ne puoi parlare?
Il mio lavoro grafico è una estensione dell’installazione “Zapatos Rojos”, in questo modo può essere presente nella vita quotidiana delle persone che possiedono un pezzo o vedono l’opera raccontata in altro modo nei media, i colori mostrano speranza, speranza per una vita felice, che tutti meritiamo.
Ci sono alcune tue performance davvero intense e commoventi come “Mi cabello por tu nombre” (I miei capelli per il tuo nome). Secondo te, ci sarà mai una vera “giustizia”?
Spesso, e molto frequentemente, la “giustizia” viene negata a molte persone. Non so se in un futuro arriveremo ad essere delle società evolute a tal punto che la parola “giustizia” acquisti il significato che rappresenta. Credo che ci sia ancora molta strada da fare perché ciò accada.
Hai visitato spesso l’Italia per motivi artistici: come hai trovato il nostro pubblico?
L’Italia è stato il primo paese che ha risposto al progetto “Zapatos Rojos”. La risposta è stata immediata e ho trovato grande affetto nel pubblico italiano, il modo in cui hanno accolto il progetto mi dice che è uno dei paesi più aperti a parlare dell’argomento, ma soprattutto sento che sono preoccupati di generare un vero cambiamento sociale per il futuro. L’Italia è stata molto importante per questo progetto e ne sono molto grata.
Il femminicidio è una piaga sociale difficile da debellare. Può bastare la sola arte per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo grave problema?
L’arte può essere uno strumento di riflessione, come lo è “Zapatos Rojos”, credo che l'educazione in una prospettiva di genere sia fondamentale per la formazione di una nuova società e questo corrisponde in linea di principio allo Stato, in mancanza del quale c’è la volontà degli insegnanti, cosa che vedo sempre più frequentemente poiché chiedono di svolgere il lavoro nelle scuole di diversi gradi. Per generare un cambiamento sono necessari una società impegnata e molti attori, ma penso che non sia nemmeno a breve termine, siamo solo all’inizio.
Cosa vuoi dire ai nostri lettori?
Grazie per aver ascoltato il messaggio di questo progetto, è un sogno che non vedrò realizzarsi ma credo che tutti noi desideriamo che i nostri figli abbiano una vita piena e felice. Andrò avanti, grazie per avermi accompagnato e dato forza, grazie Italia!
Ivan Guidone
VERSIÓN EN ESPAÑOL
Este poderoso símbolo, que ha unido y sensibilizado a la opinión pública internacional sobre esta candente plaga social, nació sólo gracias a la primera exposición de la instalación “Zapatos Rojos” de la artista Elina Chauvet que tuvo lugar en 2009 en Ciudad Juárez, ciudad mexicana tristemente conocida por tener el récord de mayor número de feminicidios en el mundo. Desde entonces, la poderosa instalación artística de Chauvet se ha convertido en un símbolo internacional de la lucha contra el feminicidio, una advertencia para nuestra sociedad que tiende a olvidar rápidamente los numerosos feminicidios. Nacida en 1959 en Casas Grandes (Chihuahua), Elina Chauvet centra su esfuerzo artístico principalmente en temas sociales, particularmente aquellos que afectan a las mujeres, participando en numerosas exposiciones y proyectos artísticos en todo el mundo, incluidos México, Argentina, Italia, Estados Unidos, Noruega, Ecuador, Canadá y España. Ya hemos tenido la oportunidad de hablar de Elina Chauvet en un artículo anterior, pero conozcámosla mejor a través de esta interesante e inédita entrevista textual que amablemente nos brinda la válida artista mexicana.
Un gran drama marcó tu vida, pero también te dio la fuerza para crear una de las instalaciones más icónicas de la historia. ¿Crees que el sufrimiento puede ser una ventaja para un artista?
Nunca vería el sufrimiento como ventaja, simplemente hay emociones compartidas y creo que en este caso el deseo de cambiar algo que nos duele a un porcentaje muy alto de la sociedad es una energía transformadora, si creo que el lenguaje del arte tiene la potencia de ayudarnos a reflexionar.
Está claro que eres una artista involucrada en labores sociales y que no te interesa la fama. Te pregunto entonces, ¿qué sentiste cuando te diste cuenta de que tu instalación “Zapatos Rojos” se ha convertido en el símbolo mundial de la batalla contra la violencia hacia las mujeres? ¿Alguna vez lo esperabas?
El proceso ha durado 15 años, por lo que ha sido gradual el reconocimiento de la obra, supongo que esto me ha ido preparando para lo que representa actualmente Zapatos Rojos, al inicio de la obra tenía muy claro que quería que la obra llegará a muchos lugares porque comprendí que la violencia a las mujeres está presente en todo el mundo sin importar la región geográfica. Como reflexión creo que la fama es algo que en algún momento se diluye, el legado de un artista es más importante, lo cual no sé si será mi caso en el futuro.
El tema de los zapatos rojos también está presente en una serie de sus obras en técnica mixta, dove tus icónicos zapatos rojos también están presentes pictóricamente. ¿Puedes contarnos al respecto?
Mi obra gráfica es una extensión de la instalación, de esta manera puede estar presente en el día a día de las personas que poseen una pieza o ven en los medios la obra contada de otra manera, los colores muestran esperanza, la esperanza a una vida feliz, que todos merecemos.
Hay algunas acción-performance tuyas realmente intense y conmovedoras como “Mi cabello por tu nombre”. En tu opinión, ¿habrá alguna vez verdadera “justicia”?
A menudo y muy frecuente, la justicia está oculta para muchas personas, no se si en algún futuro llegaremos a ser sociedades evolucionadas a tal grado que la palabra cobre el significado que representa, creo que falta mucho para que esto suceda.
Has visitado Italia a menudo por motivos artísticos: ¿cómo encontraron a nuestro público?
Italia fue el primer país que respondió a Zapatos Rojos, la respuesta fue inmediata y he encontrado en el público Italiano un gran afecto, la forma cómo acogieron el proyecto me dice que es uno de los países más abiertos para hablar del tema, pero sobre todo siento que están preocupados por generar un cambio social real para el futuro, Italia ha sido muy importante para este proyecto y estoy muy agradecida.
El feminicidio es una plaga social difícil de erradicar. ¿Puede el arte por sí solo ser suficiente para concienciar a la gente sobre este grave problema?
El arte puede ser una herramienta de reflexión, como lo es Zapatos Rojos, creo que la educación con perspectiva de género es fundamental para la formación de una nueva sociedad y esto corresponde por principio al estado, a falta de ello, está la voluntad de los docentes, algo que veo cada vez con más frecuencia ya que solicitan realizar la obra en las escuelas de diferentes grados. Una sociedad comprometida y muchos actores son necesarios para generar un cambio, creo que tampoco es a corto plazo, estamos solo en el inicio.
¿Qué quieres decirle a nuestra audiencia?
Gracias por escuchar el mensaje de este proyecto, es un sueño que no veré realizado pero creo que todos queremos que nuestros hijos tengan vidas plenas y felices, seguiré adelante, gracias por acompañarme y darme fuerzas, gracias Italia.
Ivan Guidone
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Ultimo aggiornamento: 08/03/2025, 20:30