CopertinaContributi e SegnalazioniScoperta un’opera di Lucas Cranach il Vecchio: ce ne parla il collezionista e mercante d’arte Stefano Colucci
12 Marzo 2025 Redazione A&S 85
Recentemente Stefano Colucci è stato al centro dell’interesse mediatico per la scoperta di un’opera inedita di Giovanni Lanfranco, presentata perfino al Senato della Repubblica e successivamente esposta in mostra a Palazzo Fodri a Cremona in occasione di un evento svoltosi nel 2024, di cui abbiamo già parlato in un articolo precedente. L’ultimo ritrovamento risale al Febbraio 2025: trattasi di un olio su tavola della bottega di Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553), raffigurante Alberto di Brandeburgo (1520-30 circa) e proveniente da una nobile famiglia di Lucerna (Svizzera), che dopo secoli di oblio torna ora alla luce con il suo carico di storia. La scoperta del quadro tedesco si inserisce all’interno del percorso molto proficuo ed innovativo intrapreso da Stefano Colucci, il quale negli ultimi anni ha scoperto e segnalato opere di grandi artisti quali Régnier, Diziani e Lanfranco. Inoltre, il quadro è stato autenticato di recente dallo studioso Guido Messling, curatore della pittura tedesca nientedimeno che al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Colucci, da quanti anni lavora nel mondo dell’Arte?
Lavoro nel sistema dell’arte da circa tre anni, ma il mio legame con questo mondo affonda le radici nella mia infanzia. Mio nonno materno, il commendatore Corbisiero, era un raffinato collezionista di pittura barocca, sculture in bronzo e marmi preziosi. La sua collezione, poi passata in eredità, ha adornato la casa in cui sono cresciuto, un luogo che per me è stato un museo silenzioso, carico di storia e bellezza. Solo con il tempo ho compreso il valore di quel patrimonio e tre anni fa ho trasformato questa consapevolezza in una professione. Oggi vivo in Svizzera, nei pressi di Lugano, e gestisco la mia società, Colucci Fine Art & Consulting, specializzata nella ricerca, valorizzazione e intermediazione di opere d’arte, nell’organizzazione di mostre ed eventi culturali, nella consulenza per collezionisti e istituzioni museali, oltre allo studio e all’autenticazione di capolavori inediti. Il mio lavoro si avvale di una rete di collaborazioni internazionali, coinvolgendo accademici, storici dell’arte e istituzioni museali di primo piano.
Qual è stata la sua scoperta più emozionante?
Tra le scoperte più rilevanti del mio percorso, la tela di Giovanni Lanfranco, che, dopo l’attribuzione da parte del Prof. Massimo Pulini, è stata presentata nelle sale del Senato della Repubblica ed esposta in mostra a Palazzo Fodri in collaborazione con un’importante realtà del settore. Oggi è custodita nella mia collezione personale. Un’altra scoperta particolarmente significativa è stata “La Testa di San Giovanni Battista” di Nicolas Régnier, un’opera che ha segnato profondamente il mio percorso di collezionista e mercante d’arte. Il dipinto proviene da una prestigiosa collezione del Liechtenstein, un contesto di altissimo livello che ospitava opere di grande rilevanza storica.
Chi è il personaggio del dipinto in questione?
Trattasi del ritratto del cardinale Alberto di Brandeburgo, una delle mie ultime scoperte. Figura emblematica del Rinascimento e protagonista di una delle stagioni più controverse della storia europea. Arcivescovo di Magonza e Magdeburgo, fu un principe della Chiesa di immensa influenza, noto per il suo mecenatismo e la sua ricchezza, ma anche per il ruolo cruciale che ebbe nelle vicende che portarono alla Riforma Protestante. Per finanziare l’acquisto della sua carica ecclesiastica, Alberto di Brandeburgo promosse la vendita delle indulgenze, scatenando l’ira di Martin Lutero e dando inizio allo strappo con la Chiesa cattolica. Uomo di cultura e di potere, fu un grande collezionista e committente d’arte, tanto che persino Lucas Cranach il Vecchio ritrasse la sua figura. Il suo volto è il riflesso di un’epoca: il dualismo tra ambizione e tormento, magnificenza e responsabilità spirituale.
Dove andrà a finire il dipinto? Farà parte di qualche collezione privata o di qualche museo europeo?
Attualmente, per questo dipinto, sono in contatto con un prestigioso studio di architettura in Belgio, noto per la sua collaborazione con alcune delle più importanti fondazioni private e istituzioni museali europee. Credo che il dipinto troverà dimora proprio in una collezione museale belga, in un contesto capace di valorizzarne la storia e l’importanza artistica. Qui, tra le sale di un grande museo o nelle stanze di una prestigiosa fondazione, il dipinto potrà essere studiato, ammirato e restituito al pubblico, tornando a dialogare con il suo tempo e con gli appassionati d’arte di tutto il mondo.
Perché proprio il Belgio?
Il paese, con la sua lunga tradizione nel collezionismo d’arte e il suo ruolo centrale nella storia della pittura fiamminga e rinascimentale, rappresenta una destinazione ideale per un’opera di tale rilevanza storica. Il Belgio, da secoli crocevia del mercato antiquario e della grande committenza artistica, vanta musei e istituzioni di primo livello che potrebbero dare nuova luce a questo capolavoro.
Francesco Caracciolo
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Ultimo aggiornamento: 12/03/2025, 00:40