CopertinaContributi e SegnalazioniIntervista ad Ana Veronica Hartman, una vita tra Arte e Restauro
2 Gennaio 2021 Redazione A&S 4515
Ana Veronica Hartman, durante la sua lunga carriera, ha avuto il merito di restaurare opere di notevole importanza e di trasmettere il proprio bagaglio professionale ai suoi giovani allievi che ebbero la fortuna di apprendere, grazie ai suoi insegnamenti, non solo la pratica del restauro ma anche di vivere il cantiere come luogo di studio e di ricerca. Ana Veronica nasce a Città del Messico il 14 Maggio 1940, da genitori ungheresi, il padre era un ingegnere chimico e la mamma una pittrice. Nel 1947, finita la guerra, i suoi genitori decisero di ritornare in Ungheria, dove Ana Veronica compì gli studi classici e studiò al Conservatorio di Budapest. Tornerà in Messico nel 1957 dove conobbe, tre anni più tardi, l’artista Alessandro Tagliolini. L’incontro fu fondamentale per entrambi, i due si sposarono undici giorni dopo e successivamente si trasferirono in Italia, a Roma.
Da questa felice unione nacquero due figlie, entrambe appassionate di arte, Barbara Tagliolini storica dell’arte e antropologa e Patrizia Tagliolini attrice e regista. Nel 1963 vince il concorso, prima in graduatoria, all'Istituto Centrale per il Restauro (ICR) di Roma, dove studia il restauro di tele e tavole sotto l’insegnamento dei coniugi Mora e del direttore Giovanni Urbani. Durante questi anni di formazione ebbe la possibilità di partecipare al restauro del ciclo pittorico di San Matteo realizzato da Caravaggio presso La cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Fu però con il conseguimento del diploma ICR che ebbe inizio la sua attività di restauratrice per conto di enti pubblici e privati. Dopo aver lavorato diversi anni a Roma nel 1977 si trasferisce in Toscana, dove lavorò per la Soprintendenza di Pisa, svolgendo importanti restauri quali le pale del Duomo e della chiesa di Sant’Agostino. Tra i lavori di maggiore impegno svolti per le Soprintendenze si possono ricordare il restauro dei sipari del Teatro vanvitelliano della Reggia di Caserta e del Teatro Verdi di Salerno di Domenico Morelli, quello dei soffitti della Biblioteca della Certosa di San Lorenzo in Padula (SA) e della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Sorrento (NA).
Si deve ad Ana Veronica Hartman la scoperta di alcune importanti opere come gli affreschi trecenteschi nella Chiesa di San Giovanni Battista in Cigoli (PI) e nella Chiesa di Sant'Agostino in Pietrasanta. Ha restaurato in Viareggio il ciclo di dipinti di Giuseppe Biasi a Villa Argentina. Nel suo laboratorio si dedica al restauro di sculture lignee policrome, di dipinti su tela e su tavola. Tra questi sono da ricordare il restauro della scultura "Sant'Ansano" di Jacopo della Quercia, della tavola "Natività" dipinta da Luca Cambiaso e della tela "L'Estasi di Santa Teresa" dipinta da Pietro da Cortona.
Conosciamo meglio questa grande restauratrice, attraverso questa intervista svoltasi durante una sua visita presso i laboratori Restauroitalia per visionare lo stato conservativo del bozzetto dell’artista Alessandro Tagliolini, conservato presso il Museo dei Bozzetti “Pierluigi Gherardi” di Pietrasanta.
La sua formazione come restauratrice avvenne in uno delle scuole più importanti del suo tempo, l'Istituto Centrale per il Restauro. Cosa significò per lei formarsi sotto la guida di Laura e Paolo Mora e del direttore Giovanni Urbani?
Un'esperienza molto importante, le lezioni di materie fondamentali venivano intervallate da lavori di restauro affidate agli allievi, a fine giornata il Prof. Urbani controllava le operazioni eseguite. Mi ricordo che guardava a luce radente le stuccature, secondo lui il ritocco perfetto a "rigatino" dipendeva molto dagli stucchi eseguiti a regola d'arte. Nella sala dei Prof. Laura e Paolo Mora ho ammirato il restauro fatto da loro sulla Deposizione di Raffaello.
Il suo lungo e felice matrimonio con l’artista Alessandro Tagliolini le permise di conoscere e vivere l’arte come qualcosa di vivo e in continua trasformazione, cosa significò per lei, anche nel suo percorso professionale, questa esperienza di vita e di lavoro?
Certamente, la vicinanza nella creazione di opere d'arte, oltre alla conoscenza dei materiali come marmo, bronzo, terracotta, mi hanno aiutato a trasferire nelle metodologie del restauro l'iter del percorso creativo delle opere antiche.
La scoperta nel restauro è un evento sorprendente, può raccontarci quale fu il ritrovamento più importante che ebbe il merito di fare durante la sua lunga carriera di restauratrice?
Forse il ritrovamento dell'affresco seicentesco raffigurante "L'Annunciazione" durante i lavori di ristrutturazione del complesso di Sant'Agostino a Pietrasanta. Il muratore disse al direttore dei lavori che aveva già provato a grattare la superficie degli intonaci per vedere se ci fosse qualcosa ma non aveva trovato nulla. L'architetto allora mi chiese di fare io dei saggi e sotto sette strati di tinteggiatura e uno spesso scialbo ritrovai, sorprendendo tutti, l'affresco.
Tra i vari lavori da lei svolti si ricorda il restauro iniziato nel 1979 delle pale d’altare conservate presso la chiesa di Sant’Agostino a Pietrasanta. Quale tra queste opere ricorda con più interesse?
Il dipinto sull'altar maggiore di Matteo Rosselli, in pessime condizioni di conservazione. La tela presentava vistose lacerazioni e tagli. La superficie pittorica molto sottile era coperta oltre alla polvere di efflorescenze biancastre. Si notavano grossolani interventi di stuccature ed estese ridipinture precedenti. La foderatura a "colla pasta" ha permesso la fermatura della pellicola pittorica. Dopo l'eliminazione delle ridipinture e delle stuccature grossolane il dipinto è stato pulito, stuccato e reintegrato pittoricamente.
Cinzia Giorgi
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Ultimo aggiornamento: 02/01/2021, 13:22