CopertinaContributi e SegnalazioniArte e Promozione: una chiacchierata con Giorgio Bertozzi (articolo + foto)
17 Novembre 2020 Redazione A&S 4679
La rivista Arte & Società vi propone, in esclusiva, una interessante ed esaustiva intervista testuale all'art promoter riminese Giorgio Bertozzi che vediamo qui ritratto in compagnia del compianto critico e giornalista francese Philippe Daverio, scomparso nel Settembre del 2020 La redazione vi augura una buona lettura!
Puoi segnalare ai nostri lettori il tuo percorso di studi e raccontare i tuoi iniziali sogni di vita e i diversi desideri lavorativi?
La curiosità è il filo conduttore della mia vita, per questo mentre gli studi mi hanno portato ad approfondire argomenti tecnici, la passione per la storia mi ha spinto a interessarmi, in maniera quasi maniacale, alle azioni e alle opere degli uomini e, quindi, al desiderio di viaggiare e vedere di persona i grandi luoghi e le grandi testimonianze della storia, musei compresi.
Quando è iniziata la tua voglia di interessarti d’arte?
Ad undici anni, quando il mio professore di scienze, per parlare della pelle, descrisse una scultura in marmo collocata nel Duomo di Milano in fondo alla navata di destra. In questa scultura è rappresentato San Bartolomeo, che, essendo stato scuoiato, tiene la sua pelle sulle spalle. Naturalmente, ogni volta che sono a Milano dedico una visita a San Bartolomeo.
In breve, puoi precisare i temi e i motivi del tuo interessamento alle arti visive contemporanee, sino a tutt’oggi?
Avendo operato per anni nel campo degli investimenti finanziari è stato un tutt’uno unire e sviluppare questa esperienza professionale con la passione e la conoscenza che negli anni avevo sviluppato circa l’arte di ogni epoca e della moderna e contemporanea, in particolare. Questo mi ha portato a essere collezionista e a proporre il collezionismo come appagamento dello spirito e prospettiva di consolidamento del benessere individuale, anche materiale.
Dove e con chi hai operato, principalmente?
Principalmente, ho operato con la dott.ssa Ferdan Yusufi, storica dell’arte e curatrice turca, con la quale abbiamo, prioritariamente, implementato progetti per presentare artisti italiani in Turchia e turchi in Italia.
Quali “piste” o “percorsi” hai seguito nel metter su mostre e rassegne?
Negli ultimi anni ho operato, principalmente, nel “palcoscenico” delle fiere dell’arte o degli spazi pubblici, dove le creazioni degli artisti hanno, sicuramente maggior visibilità e valorizzazione, in quanto la mia proposta tende ad affermare talenti emergenti che si esprimono con linguaggi moderni, attenti alle dinamiche del fluido mondo contemporaneo, tutto questo attraverso l’impiego di abilità palesi e senza la necessità di mediazioni, che debbano far capire quale sia “il messaggio”.
Quali linee operative pensi di tracciare, nell’immediato futuro, dopo il blocco dovuto alle problematicità sviluppatesi col COVID-19?
Francamente sono convinto che con modalità ancora più concentrate sia il caso di mantenere la linea degli anni pre-COVID.
Pensi che sia difficile, oggi, riuscire a comunicare coll’arte?
Penso che, oggi, sia difficile comunicare idee anziché slogan, masse che divorano e digeriscono messaggi, è il caso di dirlo, diretti allo stomaco, sono in forte aumento. L’arte può riuscire a riaprire la comunicazione al cervello, invece che alla pancia.
I “social”, attualmente, sono significativi, ma quanto hanno aiutato nei momenti difficili?
Nessuno di noi vorrebbe prescindere dall’utilizzo dei social, ma la domanda la pongo io limitandomi all’arte: i social hanno arrecato vantaggi all’arte contemporanea o hanno generato confusione? Io sono per quest’ultima considerazione e, comunque, lo sono con un’accezione positiva, perché, anche in questo caso, penso che dal caos possa nascere, come in una moderna creazione, l’ordine...
Pensi che sia giusto avvicinare i giovani e presentare “passi artistici” in ambito scolastico?
Volendo rendere omaggio alla memoria di un uomo curioso che agli studi tecnici ha contrapposto la passione per la filosofia, Luciano De Crescenzo, che con autoironia ha scritto: "Solo gli imbecilli non hanno dubbi"; "Ne sei sicuro? Non ho alcun dubbio!" Per quanto dicevo prima, circa il parlare alle menti e non alla pancia, rispondendo alla domanda affermo con gioia: non ho alcun dubbio!
Idee future da mettere in atto guardando ad altre latitudini, anche oltre il Mediterraneo?
Procedere a piccoli passi pensando in grande.
Maurizio Vitiello
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Ultimo aggiornamento: 22/10/2022, 12:20