CopertinaContributi e SegnalazioniIl “San Lorenzo con la graticola” di Parrasio Micheli a Vicenza
8 Maggio 2023 Redazione A&S 439
L'artista Parrasio Micheli (1525-1578) è una figura ancora avvolto nel mistero, nonostante il fatto che la sua personalità artistica venga tratteggiata a grandi linee nel libro "Le Maraviglie dell’Arte: ovvero Le vite degli illustri pittori veneti e dello stato", scritto da Carlo Ridolfi nel 1648. Di origine nobile – il Parrasio era figlio illegittimo di Salvador Michiel appartenente al ramo dei Michiel di San Geminiano – il pittore veneziano si formò nella bottega di Tiziano di cui era amico per poi aderire alla maniera di Paolo Veronese. Il Ridolfi ci parla di un artista che si circondava di cose belle e che amava fare dono ai suoi amici di vini e di confetture; inoltre, egli era amico intimo del Tiziano con il quale intrattenne una corrispondenza epistolare verso la metà del Cinquecento, periodo in cui il grande pittore cadorino prestava il suo servizio in Germania.
Parrasio Micheli nacque probabilmente nel 1525 e fece un viaggio a Roma per studiare la pittura per poi fare ritorno a Venezia dove concentrò la maggior parte della sua attività artistica, la quale non fu particolarmente feconda: dal canto suo, non doveva sforzarsi per portare a casa il denaro necessario per vivere in quanto era già ricco di suo. Ad ogni modo, Parrasio Micheli esordì in campo artistico con un dipinto tizianesco raffigurante Lucrezia della collezione Mond di Londra.
Successivamente, Parrasio Micheli lavorò presso il palazzo dei Camerlenghi a Venezia tra il 1552 e il 1556 dove eseguì il magnifico “San Lorenzo con la graticola”, di grande valore artistico, attualmente inserito all’interno dell’altare omonimo in corrispondenza della quarta campata della navata sinistra della chiesa gotica di San Lorenzo a Vicenza: la tela dalla collocazione originaria – il palazzo dei Camerlenghi – venne inviata all’Accademia di Vienna nel 1838 per poi essere restituita all’Italia nel 1919. Nel 1927 venne concessa in deposito alla chiesa di San Lorenzo di Vicenza, dove si trova tuttora. La tela di San Lorenzo mostra perlopiù uno stile ancora legato al cromatismo di stampo tizianesco: la figura si erge al centro della composizione maestosa e diafana allo stesso tempo; ha una consistenza che non ha nulla di terreno bensì trasfigurata in sembianze angeliche, sottolineate ancor più dallo sguardo pensoso e dalla cascata di capelli ricci biondi che donano alla figura un aspetto elegante e raffinato.
San Lorenzo, che indossa una lunga dalmatica rossa dalle tonalità accese ma non troppo intense, tiene nella mano sinistra il turibolo, mentre appoggia il braccio destro sulla graticola evidenziata con il colore grigio; lo sguardo del giovane santo è lontano, distante; l’atteggiamento è mesto ed egli non stabilisce affatto un contatto con l’osservatore. Il dipinto in origine era centinato ma venne successivamente allargato per poter essere adattato alla sua nuova destinazione, cioè l’altare della chiesa vicentina di San Lorenzo. Il dipinto è noto anche per esser stato restaurato dal famosissimo restauratore Pietro Edwards a Venezia nel 1780.
In conclusione, Parrasio meriterebbe una riscoperta affinché egli possa emergere quale artista che ha contribuito alla rinascita della pittura veneziana nel corso del 1500. Nella breve dissertazione che Carlo Ridolfi dedica a Parrasio Micheli possiamo scorgere una personalità raffinata e soprattutto pronta ad aggiornarsi alle novità del suo tempo passando dagli influssi del Tiziano allo stile di Paolo Veronese. Pur essendo stato considerato a lungo un autore minore, tuttavia, il Micheli intrattenne rapporti molto importanti e profondi con alcune tra le personalità più in vista della sua epoca quali Pietro Aretino e Filippo II di Spagna. Parrasio morì poco dopo la stesura del suo testamento del 17 Aprile 1578; il 19 Maggio dello stesso anno fu sepolto nella chiesa di San Giuseppe a Venezia, presso l’altare per il quale aveva dipinto la pala raffigurante il Cristo morto con due angeli in gloria ed il pittore stesso in atto di adorazione.
Francesco Caracciolo
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Ultimo aggiornamento: 15/05/2023, 08:15