Carmine Galiè / Critica

28 Aprile 2023 Redazione A&S 398

NELLA FOTO: GALIE CRITICA.

NOTA CRITICA #1
(a cura di Massimo Pasqualone)

Omaggio a Calvino
Mi sembra davvero opportuno questo omaggio al Calvino delle Città invisibili di Carmine Galié che, dopo lo straor­dinario successo della seconda navigazione, rilegge, in chiave artistica, uno dei capolavori della letteratura del secolo scorso, pubblicato nel 1972, romanzo in cui l'autore ricorre alla tecnica della letteratura combinatoria, tecni­ca che Galiè riesce a rendere perfettamente con questi acrilici su tela, influenzato, al pari di Calvino, dalla semiotica e dallo Strutturalismo. In questo percorso, però, le parole lasciano il posto da un lato alla forza del colore, dall'altro alle suggestioni iconi­che del dettato artistico. Ed anche qui, come nella letteratura combinatoria, centrale diventa il lettore, che si trova a "giocare" con l'autore, nella ricerca delle combinazioni nascoste nell'opera e nel linguaggio cromatico, e Galiè inserisce nel testo simboli e significati nascosti, scegliendo le città (in)visibili che più lo hanno colpito, che maggior­mente hanno tormentato le sue letture di artista colto e raffinato. D'altronde, Calvino stesso ha affermato, in una conferenza del 1983 alla Columbia University a New York, che non c'è una sola fine delle Città invisibili perché "questo libro è fatto a poliedro, e di conclusioni ne ha un po' dappertut­to, scritte lungo tutti i suoi spigoli". Come sappiamo, infatti, il punto di partenza di ogni capitolo è il dialogo tra Marco Polo e l'imperatore dei Tartari Kublai Khan, che interroga l'esploratore sulle città del suo immenso impero e il veneziano autore del Milione descrive città reali, immaginarie, frutto della sua fantasia, che colpiscono sempre più il Gran Khan. Ed allora Galiè osserva i nove capitoli e le 55 città, le categorie combinatorie, 11 in totale, dalle "città e la memoria" alle "città nasco­ste" e rende le principali sulla tela, cogliendo per ognuna la caratteristica saliente, a partire dal nome di donna di derivazione classicheggiante. "Che cos'è oggi la città per noi? Penso d'aver scritto qualcosa come un ultimo poema d'amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città", diceva ancora Calvino durante la conferenza citata sopra, e Galiè mutua questo desiderio e lo trasforma in opera d'arte.


NOTA CRITICA #3
(a cura di Eugenia Tabellione)

Carmine Galiè, medico e pittore 
Carmine Goliè, primario dei Pronta Soccorso dell'Ospedale di Giulianovo, si divide da sempre tra i suoi due "lavori": la pittura e lo medicina. Nella sua lunga carriera, ha approfondito vari percorsi artistici, andando dal figurativo all'astratto fino ad approdare ad uno stile originale, come testimoniato dalle opere presenti in questo catalogo, che narrano di una riflessione originata dallo pandemia, di cui come medico è stato attento testimone e come pittore si è mostrato capace di trasmettere emozioni. Le riflessioni di Galiè vanno dalla sofferenza al dolore, passando per la solitudine di momenti e per il raccoglimento della meditazione che si trasforma attraverso i colori utilizzati. Il tempo dei dolore diviene manifestazione cromatica con l'utilizzo dei pennarelli uniposca e di segni che evidenziano le preoccupazioni per la malattia. Non mancano anche riferimenti ad aspetti quotidiani della vita che fanno da contro altare alle preoccupazioni più generali perché nelle opere di Carmine Galiè vi è sempre e comunque la speranza, la rinascita, il guardare oltre e l'attesa, come recita una delle opere qui contenute ("In attesa"). Ancora una volta l'artista si nutre di una ricerca scrupolosa che attinge dai fatti di cronaca ma li sublima con uno sguardo rinnovato; le opere proposte arrivano, così, a colpire il fruitore perché gli lasciano lo spazio necessario per attenta riflessione-ridefinizione, proprio come enunciato dalla psicologia gestaltista che considera l'arte come un'attività di scambio tra la creazione e l'osservatore, fra i contenuti forniti dall'opera ed i processi mentali dell'utente. Il buio del Lockdown trasformato in colore ci mostra l'accortezza di un artista capace di raccontare la bellezza pur nei momenti oscuri della storia che in questi mesi non ha fermato la sua creatività anzi l'ha rafforzata con un'ulteriore evoluzione del suo cammino artistico, pronto per nuovi approdi e nuove idee. Proprio in quei giorni, infatti sta lavorando a nuovi progetti tra cui una sulla speranza "Spes 2021", che già si vede in nuce anche in questi lavori in piccolo Formato, e che vedrà la luce su tele di grandi dimensioni che presto partirà secondo la consueta itineranza. Sono convinto che dall'arte parta un messaggio di salvezza sia a livello esistenziale che di tutta l'umanità e le opere di Carmine Galiè ne sono segno tangibile.


NOTA CRITICA #3
(a cura di Eugenia Tabellione)

SPES 2021
La parola latina Spes deriva dal sanscrito "spa" che significa tendere verso una meta, un risultato, un traguardo. La speranza è, dunque, un sentimento che spinge l'essere umano a nutrire rosee aspettative nei confronti di un futuro foriero di cambiamenti per sé e per tutto ciò che lo circonda. Nella mitologia greca, Pandora, la prima donna mortale, disobbedendo a ciò che le aveva imposto Zeus, aprì il vaso che le era stato donato, facendone uscire tutti i mali che dall'ora in poi, oppressero il genere umano: la malattia, la gelosia, la vecchia, il dolore, la pazzia ed il vizio. Sul fondo del vaso rimase solo la Speranza, che non fece in tempo ad uscire perché Pandora, terrorizzata, lo richiuse frettolosamente; solo in un momento successivo, lo riaprì, permettendo così a Spes di uscire e donare all'Umanità la possibilità di costruire un mondo nuovo, in cui il male viene mitigato dalla capacità di reinventarsi e di trovare un equilibrio diverso. Il mito offre una perfetta chiave di lettura di ciò che accade all'animo umano quando è travolto da una grande sofferenza. Prima occorre lasciare andare tutto ciò affligge per poi rivolgersi alla Speranza che è lì, riposta in un cantuccio, tenuta al sicuro, come ultimo baluardo di una vita che non vuole arrendersi. Come nocchiero ostinato spinge ad abbandonare tutto ciò che non serve più per, disegnare, su una tabula rasa nuovi percorsi. Aristotele considerava la Speranza, un sogno eleborato da svegli, teso al conseguimento di un oggetto difficile ma non impossibile da ottenere. Per il filosofo, si trattava di un atteggiamento molto più evidenti nei giovani che negli anziani, capaci solo di guardare alla vita comune, appesantiti dai troppi ricordi. Filone di Alessandria, vissuto nel I secolo d.C., primo commentatore della Bibbia, definì la Speranza come una gioia prima della gioia, e sebbene manchevole rispetto ala vera e propria gioia, essa è superiore perché ne annuncia in anticipo la sua venuta e consola dal peso degli affanni. La Speranza per i cristiani viene identificata come una virtù teologale che guarda oltre la morte fisica, desiderando e aspettando dal Signore la vita eterna come fonte di felicità. L'arte che ha, da sempre, rappresentata le emozioni e il sentire umano, vede la Speme raffigurata in dipinti, rilievi, sculture, icone, secondo codici e stili espressivi ancorati ai dettami delle varie epoche. Carmine Galiè, nella sua produzione "Spes 2021", rivisita questo significativo tema scardinandolo da tradizioni stratificate e proiettandolo in una dimensione virginea. Le sue opere sono una esplosione luminosa di colori che trasmettono una sensazione di pura energia, tensione e determinazione, trionfo a gioia, in grado di risvegliare la mente e l'anima, donando la sensazione di pacificazione dei sensi, che in questo periodo così difficile, ognuno sta cercando. Gli elementi figurativi vengono abbandonati e i colori separati dalle immagini acquistano un loro significato ed un loro valore. Le tele, dominate da forme e pigmenti puri non rappresentano la percezione del mondo reale. L'artista, dando libero sfogo alla propria interiorità e fantasia, crea un contatto diretto con il fruitore, scevro di regole e orditure. Una pittura indisciplinata che traccia una visione del futuro fiducioso e confortante. Nella ocntinua ricerca di materiali e partiture, Galiè realizza attraverso gesti immediati, un linguaggio fondato su una autonoma espressività del segno e della cromia. La Speranza, quasi come un moto spontaneo dell'anima, si staglia dai dipinti del pittore giuliese, tramite una genesi imporvvisa e d'impulso. Dalla parte inconscia dell'autore emerge in superficie un fiducioso ottimismo che riguarda il destino proprio ed universale. Spes è partorita dalla solidarietà, dalla fratellanza, dall'amore per il prossimo, da un umanesimo rinnovato che si contrappone al monismo esasperato della società moderna. In ogni quadro, la Speranza prende vita, con toni così vivi da delineare una anatomia unica ed emettere richiami alchemici. L'osservatore non può fare altro che ricomporre nella sua mente, non una rappresentazione di oggetti, ma di stati d'animo. Come sempre, le opere di Carmine Galiè nascono in modo misterioso e mistico, assumendo fin da subito una loro personalità; diventano soggetti autonomi dotati di un respiro spirituale in grado di donare emozioni inesprimibili a parole.