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10 Gennaio 2022 Redazione A&S 615
In queste sezione potrete trovare le note critiche più salienti sulla produzione pittorica dell'artista Rosalia Ferreri.
La ricerca pittorica di Rosalia Ferreri
Impegnata in campo artistico dai primi anni settanta Rosalia Ferreri sia in pittura, come anche nelle suggestive incisioni per lo più all’acquaforte, è stata sempre fedele accolita dei valori estetici e formali vuoi nel primo periodo della sua ricerca quando l’iconismo era a fondamento del suo fare arte, ma anche nella stagione successiva allorché la poetica informale aveva preso il sopravvento in Italia e tanti pittori ne avvertivano il fascino. Anche lei, stregata da quella che Michel Tapié battezzò Art autre, volle sperimentare i canoni dell’avanguardia che si stava affermando, sebbene, come vedremo, mai il filo aureo con la realtà lei volle reciderlo, come del resto accadeva ad esempio in tanti protagonisti dell’Ultimo Naturalismo bolognese dell’indimenticato Francesco Arcangeli. Ma andiamo per ordine parlando prima della figurazione nella pittura di Ferreri. Legata al paesaggio mirabile della sua terra di origine, la Puglia fertile e splendida nelle distese verdeggianti di ulivi, l’artista mai registra in modo fotografico e pertanto verista la realtà che la circonda, memore del principio che l’arte (almeno che non si parli di fotografia) finisce dove comincia il vero. Pertanto ciò che lei riproduce sulla tela è l’emozione interiore che la visione del reale le suscita. Dire quasi l’opera diventa pagina di un diario intimo ove è dato di volta in volta leggere l’andamento multiforme dello spirito, ovvero la gioia, la tristezza, l’angoscia, l’esaltazione lirica, la malinconia, il sublime, il dramma e così via. Questa vasta gamma di sentimenti le è possibile esprimere attraverso il colore, la gestualità del segno, la presenza o l’assenza della luce, le trasparenze, tutti ritrovati che Rosalia sa gestire in modo sapiente. Pittura figurativa dunque assai robusta al limite talora dell’espressionismo, mai leziosa come accade di solito nella pittura al femminile tesa ad un romanticismo di dubbio valore. A questa robustezza iconica è di grande aiuto proprio la ruvidezza del paesaggio pugliese con la magica nodosità degli ulivi secolari. Ci si chiede se questa prima stagione della sua pittura sia alquanto anacronistica, visto l’imperversare al termine del secolo scorso delle neoavanguardie e dei vari movimenti concettuali. La risposta è presto data ove si pensi alla Transavanguardia di Bonito Oliva quanto mai gratificata di una sorprendente patina di contemporaneità. Molteplici le tematiche che l’artista tarantina ha affrontato sempre con rilevante distacco dall’aspetto fenomenico: si va dal paesaggio marino o campestre, alle suggestive nature morte, dalla figura umana a motivi floreali inseriti in ambienti interni dalla esplosiva luminosità. Ecco, della luce, connotazione della cultura e civiltà mediterranea, Ferreri si serve per rendere agravitazionale e quasi spiritualizzata la realtà percepita. Indubbiamente un’artista che riesce a comunicare i propri sentimenti interiori dando voce a una imagerie che la sua fantasia trasforma in prospettive magiche. Questo per quanto concerne il segmento figurativo della sua pittura, a cui, come si diceva soprattutto negli ultimi tempi, si affianca un forte interesse per l’Informale. Però in lontananza l’eco della predilezione iconica si avverte a tal punto che brandelli di realtà fanno spesso bella mostra di sé pur connotati da un fortissimo senso materico e da una gestualità esecutiva ricca di richiami ad avanguardie storiche come il Cubismo e ancor più il Futurismo.
Ferreri stabilisce con il visibile un dialogo diretto, tendente a scoprire arcani misteri che la materia nasconde. È evidente nella sua pittura una matrice lirico-espressionista grazie alla quale perviene a risultati spesso pregnanti di carica creativa, dove ai contrasti cromatici, all'impianto scenico immediato e volitivo, si affianca un soffuso senso lirico. Certi paesaggi ci riconsegnano elementi di una natura interiore che credevamo di avere smarrito (...) La sua arte esercita una profonda fascinazione proprio perché non dimentica la propria storia, ma al contrario ne conserva tutte le motivazioni.
La sua singolarità sta nell'essere riuscita ad illustrare un pensiero, senza ricadere nelle regole del disegno fotografico, ma neppure senza lasciarsi prendere la mano dall'astrattismo.
Quella sua personalità, ricca di interessi culturali e di doti umane, costretta a soggiacere ad un virtuoso senso di modestia, esplode nell'arte come da un trasparente contenitore di cristallo.
L'immagine si fonde con il colore, i contorni diventano parte integrante del fondo ed allora tutto incomincia a ruotare turbinosamente fino a diventare un solo stato d'animo, una sola emozione o meglio, un solo incredibile bagaglio di emozioni che solo attraverso l'ascolto della sua musica pittorica può essere assimilato. E il segno diventa immagine che si carica di allusioni psichiche inafferabili anche quando sembrano esplicite, è l'inafferabile mistero dell'universale nel particolare, è l'essenza dell'esistenza interiore. Rosalia Ferreri mi fa venire in mente la dolce e suadente Gina Maffei, anche essa capace di trasmettere forti sensazioni, forti emozioni ed incredibili viaggi all'interno dell'anima, che è creatore di opere ammaliatrici. Ma la musica di Rosalia Ferreri che muove la forma ed il colore, parla un linguaggio che è comunicazione universale e produce una sorta di vertigine mentale: è il colore che forma la forma, che forma lo spazio, che definisce i contorni del tempo e dello spazio.