Emozioni e ricordi nelle sculture di Emma Chiavarone: intervista alla brava artista partenopea

4 Febbraio 2022 Redazione A&S 3494

NELLA FOTO: EMMA CHIAVARONE ACCANTO AD UNA SUA OPERA.

Emma Chiavarone è una valida scultrice e pittrice partenopea formatasi alla scuola di porcellana dell’Istituto Caselli di Capodimonte e, successivamente, al biennio della scuola libera del nudo all’Accademia di Belle Arti di Napoli; Alcune delle sue opere scultoree sono presenti, oltre che in collezioni private, anche in varie piazze e chiese. Nel corso della sua ricerca artistica, Emma Chiavarone si è misurata con tecniche e materiali diversi, ma la terracotta resta la sua forma espressiva preferita. La redazione di Arte & Società ha voluto porgere alcune domande alla promettente scultrice al fine di comprendere meglio la sua produzione artistica.


INTERVISTA AD EMMA CHIAVARONE
a cura del sociologo e giornalista Ivan Guidone


Quando e, soprattutto, perché lei ha iniziato a fare scultura?

Ho iniziato a fare scultura per puro piacere, è un istinto per me pari al mangiare o al bere. In modo “inconsapevole”, ero scultrice già all’età dell’asilo. Ho ancora un ricordo vivido di quel periodo: tra i banchi di scuola, tondi e colorati, con la plastilina, creavo animali come gattini, cani ed elefantini, che nascevano da semplici quadratini o palline di pongo. I miei amichetti ci giocavano e mi chiedevano di realizzarli anche per loro. Inizialmente glieli realizzavo con piacere, ma poi era un continuo chiedere... e allora decisi di mostrargli come li realizzavo: fu una sorpresa per me scoprire che non sapevano farlo!

E quando ha iniziato a fare scultura “consapevolmente”?

Ho poi iniziato a fare scultura in modo consapevole da ragazzina, raffigurando familiari o idoli. Ricordo ancora che all’età di tredici anni, mi presentai fuori alla porta di casa di Edoardo Bennato con in mano due suoi ritratti: una statua in creta e un disegno a penna con frasi su come migliorare la città o il futuro dell’umanità.

Cosa cerca attraverso le sue sculture?

Cerco di seguire il mio cuore, le mie passioni ed i miei amori… fino a dare un senso alle statue, legandole a temi di attualità.

Quali sono i suoi scultori preferiti?

Il mio preferito in assoluto Vincenzo Gemito! Ne seguono, poi, tantissimi come: Michelangelo, Cellini, Giambologna, Canova, Della Robbia, Camill Claudell, Rodin, Ettore Ximenes, Canonica, Renda, Cifariello, Medardo Rosso, Messina e tanti altri. Dei miei contemporanei, invece, Libero Maggini, Willy Virginer, Bruno Walphot, Demets, Alexandra Slava, Ousmane Sow, e tanti altri...

E quali quelli che hanno ispirato la sua ricerca scultorea?

Ad ispirarmi, sono stati sia gli scultori citati nella risposta precedente e sia pittori: da quelli “preistorici” fino a quelli appartenenti a quello che io definisco il “rinascimento napoletano”, ovvero a quel periodo che va dalla metà dell’Ottocento fino agli inizi del Novecento, con Morelli, Michetti, Mancini, Gaetano Esposito, Vincenzo Irolli, Luigi Crisconio, Franco Girosi, Fortuny, Sargent. Ma anche Picasso, Kupka, Emilio Vedova, Klimt e tanti altri... e poi, tra i giovani artisti che conosco di persona, Loris Lombardo.

Ci può specificare cosa intende per “preistorici”?

Intendo i primissimi artisti, quelli delle pitture rupestri! Tanto che, per “omaggiarli”, su una roccia, sotto ad una mia opera intitolata “Acchiapparello, Parco Quadrifoglio”, ho dipinto con un effetto simile a quelli dei disegni preistorici rinvenuti sulle pareti delle grotte.

La figura umana sembra essere il centro della sua ricerca scultorea: ce ne vuole parlare?

Sì, la figura umana mi ha sempre affascinato e spesso ho sentito forte il bisogno di trasformare in creta le persone che amo, come mio Padre o mia Madre. Trasmettere le mie emozioni e ricordi, così come ho fatto nella mia opera “Radici”.

Ci vuole descrivere questa sua scultura?

Questo lavoro in terracotta raffigura una donna anziana con bambino, in un momento di reciproco affetto, in una stanza intima ed illuminata dai raggi del Sole. Quest’opera vuole significare l’importanza della convivenza di due generazioni diverse, che nel mio caso ha coinciso con lo splendido periodo vissuto con mia nonna Emma.

Perché predilige la terracotta?

Perché mi permette di iniziare e finire un’opera in modo rapido, immortalando quell’istante dove si possono scorgere le mie impronte ed unghiate. La figura umana l’ho sempre voluta rappresentare in tutte le sue età, in particolare lasciandole in terracotta o in materiali che non necessitano di passaggi e cambiamenti di materia. Si ferma tutto in quel preciso momento creativo, che diventa magico ed unico.

All’interno della sua produzione scultorea fanno capolino, di tanto in tanto, degli elementi pittorici: ce ne vuole parlare?

Sì, volentieri. Come le ho detto prima, quando mi presentai a casa di Edoardo Bennato, uno dei suoi ritratti era appunto realizzato a penna. Questo mi fa capire, oggi, quanto ho sempre sentito il bisogno di esprimermi con entrambe le tecniche fino ad arrivare al periodo di grande fermento creativo durante il “lockdown”. Nel mese di Aprile del 2021, ho finalmente unito in una sola opera, pittura e scultura, e sperimentato cose nuove come l’altorilievo con sfondi materici astratti e luci che illuminano ambienti come in “Radici” o “Migranti” o con disegni pittomaterici, come ad esempio nelle mie opere “La mia famiglia”, “Antonio” o “Acchiapparello; Parco Quadrifoglio”. Ma questo è solo l’inizio.

Come vede – in qualità di Artista – l’attuale scena artistica contemporanea?

Vedo una rinascita del figurativo, ma con nuove e personali interpretazioni. Si ha finalmente la massima libertà! Sembrava che il figurativo fosse stato bandito, ma anche questa cosa sembra essere oramai una regola del passato! Sono curiosa di vedere le opere del prossimo decennio, sia mie che degli altri artisti, a partire dalla pandemia fino al post-pandemia. Siamo come spugne che assorbono tutto, le elaboriamo e le esterniamo regalandolo all’umanità. Si è come menti collegate, come un unico organismo: si vedono in anticipo gli stili che entreranno poi a far parte di tutto quello che ci circonda, nell’Architettura, nel Design, nella Moda, nel Teatro, nel Cinema e nella Danza.

E ha trovato difficoltà a farne parte?

Assolutamente no. Ho sempre ricevuto molti riscontri positivi con il pubblico. Sono stata sempre premiata, anche se ho partecipato a pochi premi o concorsi, cosa che non è da poco! Ma ho sicuramente compreso che devo promuovermi di più.

Quale è la mostra (collettiva o personale) che ricorda con maggiore affetto?

Sicuramente quelle svoltesi ad Ercolano, a Villa Campolieto ed al MAV – Museo Archeologico Virtuale, con tutti gli amici artisti di quel periodo.

Che cosa è cambiato in lei (e nella sua scultura) dagli esordi fino ad oggi?

Diciamo che a quel bisogno di trasmettere i miei pensieri ed emozioni in scultura, prediligendo la terracotta, si è accompagnata poi una crescita artistica personale che mi ha portato ad unire scultura e pittura in un’unica opera.

Ritiene utile per un artista avere un sito Internet e fare uso dei social-network?

Sì, utilizzo molto YouTube, Facebook ed Instagram, e li utilizzo molto sia come strumento per far conoscere le mie opere e sia quelle degli altri artisti. Inoltre, penso che Internet sia una grande enciclopedia, dove si possono approfondire argomenti che interessano a chi, ad esempio, deve laurearsi all’Accademia di Belle Arti o chi è autodidatta e vuole imparare delle tecniche artistiche.

Che consigli darebbe ad un giovane che vuole intraprendere il percorso artistico?

Gli direi che la regola più importante da seguire è quella di creare seguendo il proprio cuore, ascoltando le proprie ispirazioni interiori più profonde ed andare avanti per la propria strada.

Vuole dire qualcosa ai lettori di “Arte & Società”?

Ringrazio i lettori di “Arte & Società” per avermi letto e a voi della redazione per avermi dato questa opportunità di essere presente su questa interessante rivista che come una luce illumina l’artista e storicizza il suo momento creativo.

Ivan Guidone

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Ultimo aggiornamento: 20/02/2022, 10:50