Alfredo Cordova / Critica

27 Giugno 2024 Redazione A&S 77

NELLA FOTO: CORDOVA CRITICA.

TESTO CRITICO #1
(di Maurizio Vitiello)

IL “PENSIERO PITTORICO” DI ALFREDO CORDOVA
Alfredo Cordova sta lavorando moltissimo in questo periodo e sembra che stia determinando una nuova serie, un nuovo taglio di lavori. Oggi espone in alcune gallerie accorsate ed ottiene successo di critica e di pubblico. Alcune opere di grandi dimensioni si possono apprezzare alla Galleria “Klimt” di Aversa, diretta con passione e bravura da Antonio Benigno. Alfredo Cordova dipinge da anni ed attualmente sta cercando di stringere la sua poetica in una “cifra” estetica, ma, fondamentalmente, con l’esercizio quotidiano della pittura intende concretizzare i suoi voli di fantasia, riafferrare e riaffermare i suoi ricordi per rilanciarli ed andando a leggere le sue prove cromatiche noteremo, immediatamente, che risaltano le corde mediterranee del suo animo. Un quadro ad acrilico o una tecnica mista su carta risulta una muta, ma probante, cadenza visiva di un “iter” mentale, che va a rintracciare note del passato ed atmosfere del presente, nonché riferimenti utili per raccogliere e decantare un futuro possibile. Emerge ferrea la volontà di nutrire la tela con campiture cromatiche forti o di far riassorbire alla carta umori antichi. L’artista tende ad una severa misura coloristica di impronta espressionista e a giocare con ascendenze mitiche, che richiamano espressioni rilevanti e una partecipata chiarità di riflessi mediterranei. Ma nell’universo pittorico di Alfredo Cordova, rintracciabile nelle sponde felici delle coste tirreniche e ioniche, nei campi feraci di un territorio ubertoso, tra Puglia e Calabria, e nelle isole del Sud accarezzate da Eolo, propende una forza calamitante, che ci fa ricordare il miglior Michelangelo Antonioni, con il suo celeberrimo film “Deserto Rosso”, con un’affascinante, e per alcuni tratti enigmatica, Monica Vitti, prima che spiccasse il volo per la commedia brillante italiana e per i ruoli di comica impegnata con Carlo Giuffrè o Marcello Mastroianni. Probabilmente, ricorderete quel bosco rosso; fu voluto dal bravissimo regista Michelangelo Antonioni e fu dipinto da un “team” di tecnici, perché servisse da giusto fondale al set cinematografico per un’importante e straniante, seppur suggestiva, scena del film. Quel bosco completamente rosso, tra il fulvo e il minio, ancor oggi rappresenta una determinazione estetica di un pensiero. In ogni lavoro, su tela o su carta, che ripropone alcune coste insaporite da afrori mediterranei, come quelle calabre e campane, paesaggi verdi e fruttuosi di “Terra di Lavoro”, fa capolino un’accensione, un brivido caldo, una rilevante e rutilante temperatura rossa. Il futuro ci riserva, probabilmente, la lettura di segni, segnacoli, segnature di tocco rosso inseriti nella pittura mite, tranquilla e serena di Alfredo Cordova. L’attuale pittura di Alfredo Cordova si presenta ancor più interessante e compatta, nonché accattivante. Il senso della realtà domina gli scenari che il pennello ormai esperto di Cordova costruisce. Paesaggi di forte sapore mediterraneo, sagaci visioni d’insieme, scenografie pulite da assillanti metropoli, macchie di scenari verdi e di campiture in rosso guadagnano lo spazio della tela. La mano di Cordova conquista tessiture di panorami reali, ma anche immaginati, e da queste tessiture emergono visioni sospese tra sogni ed emozioni, quasi è una rincorsa verso ambienti sereni, quasi serafici. Cromatismi mediterranei segnati da minime figurazioni, intervallate da luci ed ombre, intendono far vibrare memorie, incantesimi e surrealtà ecologiche. L’artista dettaglia sequenze di elementi figurativi, fantastici e vitali, sotto l’impulso di una fresca vena ed, in fondo, produce illustrate composizioni di tono garbato, delicato. L’immaginazione fertilissima combinata con serene ambientazioni rende singolari risultati. Il pensiero pittorico di Cordova, oscillante tra pittura cosmica e pittura di naturalità, cadenza trasparenze coloristiche e sostanzia atmosfere. Azzurri trapassanti, verdi sottili ed altre cromie tenui c’indicano leggerezze di tratto. Ed, entrando con l’occhio nella rete compositiva, si coglie un preciso dettato di plurime combinazioni pulsanti, focalizzato da dosaggi variegati. In conclusione, Cordova ha un notevole interesse per la materia, che sapientemente trasferisce, con levità, nel suo rapido e quotidiano esercizio pittorico. Cordova cerca di dare sostanza alle attese e coglie, nelle sue pitture ad olio, certezze acute di soglie e di limiti, ma fa di tutto perché ci sia un varco, un respiro, un’apertura. Il suo intendimento indugia, con severa discrezione, sull’esterno del mondo e mantiene un pudico contatto con il sentiero del limite, che non ravvede come soglia di preclusione. Un sentimento di riappropriazione l’ha spinto a colmare la tela bianca. Il “focus” dell’azione pittorica di Alfredo Cordova, che prende spunto da vene intimistiche, cala, poi, il suo interesse sui paesaggi, quali memorie della terra e del tempo che scorre sul mondo. Dopo l’estate, Alfredo Cordova sarà impegnato in un “tour” italiano e sarà presente agli “expo” che riescono, nonostante tutto, a mantenersi in varie città italiane, da nord a sud, superando crisi e contro-crisi.

(pubblicato sul giornale Avanti! del 31/03/2007)


TESTO CRITICO #2
(di Maurizio Vitiello)

I PAESAGGI MEDITERRANEI DI ALFREDO CORDOVA
Alfredo Cordova dipinge da anni ed attualmente sta cercando di stringere la sua poetica in una “cifra” estetica, ma, fondamentalmente, con l’esercizio quotidiano della pittura intende concretizzare i suoi voli di fantasia e riafferrare i suoi ricordi per rilanciarli ad una fruizione libera. Ed andando a leggere le sua ultime prove cromatiche noteremo, immediatamente, che risaltano le corde mediterranee del suo animo. Un quadro ad acrilico o una tecnica mista su carta risulta una cadenza visiva di un itinerario mentale, che va a rintracciare note del passato ed atmosfere del presente, nonché riferimenti utili per raccogliere e decantare un futuro possibile. Emerge ferrea la volontà di nutrire la tela con campiture cromatiche forti o far assorbire alla carta umori antichi. L’artista tende ad una severa misura coloristica di impronta espressionista e a giocare con ascendenze mitiche, che richiamano espressioni rilevanti e una partecipata chiarità di riflessi mediterranei. Ma nell’universo pittorico di Alfredo Cordova, rintracciabile nelle sponde felici delle coste tirreniche e ioniche, nei campi feraci di un territorio ubertoso, tra Puglia e Calabria, e nelle isole del Sud accarezzate da Eolo, propende una forza calamitante, che ci fa ricordare il miglior Michelangelo Antonioni, con il suo celeberrimo film “Deserto Rosso”, con un’affascinante, e per alcuni tratti enigmatica, Monica Vitti, prima che spiccasse il volo per la commedia brillante italiana e per i ruoli di comica impegnata con Giuffrè o Mastroianni. Probabilmente ricorderete quel bosco rosso; fu voluto dal bravissimo registra Antonioni e fu dipinto da un “team” di tecnici, perché servisse da giusto fondale al set cinematografico per un’importante e suggestiva scena del film. Quel bosco completamente rosso, fra il fulvo e il minio, ancor oggi rappresenta una determinazione estetica di un pensiero. In ogni lavoro, su tela o su carta, che ripropone alcune coste insaporite da afrori mediterranei, come quelle calabre e campane, paesaggi verdi e fruttuosi di “Terra di Lavoro”, fa capolino un’accensione, un brivido caldo, una rilevante e rutilante temperatura rossa. Il futuro ci riserva, probabilmente, la lettura di segni, segnacoli, segnature di tocco rosso inseriti nella pittura mite, tranquilla e serena di Alfredo Cordova.

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TESTO CRITICO #3
(di Michelangelo Giovinale)

COME UN CREATO
Parlare di pittura di paesaggio è sempre un compito assai arduo: vuoi che sia un’esercizio en plein air o la ricostruzione postuma di luoghi. Resta, immancabilmente, una forma di equilibrio tra natura e cultura, fra ciò che è dato vedere e ciò che avviene sulla tela per mano dell’artista dove si ritrovano inevitabilmente i frammenti personali e intimi di una vita. Che siano oli, gessetti, cere, Cordova fa della pittura il suo sguardo sul mondo. Un invito ad esplorare il paesaggio come spazio d’interazione, di riflessi e di riverberi che non sono solo questioni cromatiche di raffinate tecniche che l’artista, magistralmente, padroneggia. Piuttosto, nel corpus della mostra si coglie una visione d’insieme, di come la natura diventa creato e di quanto l’uomo sia, oggi più che mai, chiamato a custodirlo. Cordova, fa del paesaggio la sua cifra distintiva. Luoghi con visioni assai complesse: prospettive inabissate all’orizzonte e colori senza fine. Una pittura a tocchi rapidi di pennello per fermare l’impressione con una gioia profonda del colore, acceso, aggressivo, a tratti violento che si materializza allo sguardo in un continuo divenire, in grado di mettere in relazione elementi fisici della natura con quelli più immateriali, emotivi e percettivi della sfera umana. Nei dipinti di Cordova, cambiano i luoghi, le ore, le stagioni. La pratica e i rituali mai, restano inalterati. L’artista si isola, si apparta e si immerge nella natura fino a lasciarsi inghiottire. È il suo cantico biblico, il cantico del creato. La pittura cavalca i venti, acque sorgive e piovane dissetano alberi da frutta e animali. Nel viaggio e nei luoghi attraversati da Cordova fluisce il tempo, scandito da orologi cosmici: il solo e la luna. La pittura al pari di una preghiera, una lode, dove il male e il peccato scompaiono nell’universo multicolore del creato. Dove l’uomo ritrova la sua via, come fra i sentieri di Cordova, interpretati come paesaggi simili a grandiosi corali rivolti a Dio. La sua pittura come una grandiosa mensa a cui l’uomo moderno può ancora provare a cibarsi. Provare ad essere e ad esistere.

(testo critico per la mostra "GRAND tour Il viaggio lo sguardo la pittura" inaugurata il 27/10/2023 presso lo Spazio Vitale di Aversa)