Nicola Caroppo / Note critiche

24 Maggio 2020 Redazione A&S 1212

NELLA FOTO: CAROPPO CRITICA.

NOTA CRITICA #1
(a cura di Maurizio Vitiello)

Nicola Caroppo è un giovane artista, giornalista pubblicista e storico all'arte. È molto attivo con associazioni culturali legate al territorio. Prosegue il suo percorso artistico nel solco della pittura astratto-informale; continua con impasti decisamente materici e con forti contrasti cromatici. È, intimamente legato all'uso del dripping pittorico ed è attratto dalle stratificazioni “archeologiche” dei materiali e delle pellicole pittoriche, che stende, consocia e rintraccia, valorizzandone e decodificandone gli elementi espressivi nello spazio della composizione e che, tavolta, sottolinea ricavando dal registro muto delle ombre catturate, anche con la fotografia. Le sue stratificazioni informali diventano materia pulsante, gioco di trasformazioni, assetti innovativi per permettere letture “altre”.

(Tratto da: Percorsi d’Arte in Italia 2018, (a cura di) Giorgio Di Genova, Maurizio Vitiello, Enzo Le Pera, Rubbettino editore, 2018)


NOTA CRITICA #2
(a cura di Lucia Scoppa)

Colori puri, impastati, graffiati, mescolati e distesi per creare effetti cromatici di forte espressione e di indiscussa modernità. Sono opere soggette a interpretazioni varie e personali, vi si possono scorgere paesaggi, scarni profili, tramonti dai toni di sapore nostrano che fra i rossi della terra affiancati al giallo Napoli richiamano immagini note allo spettatore partenopeo, abituato a scorci rocciosi, a cieli tenebrosi o al mare in tempesta. Ma possono essere anche solo sperimentazioni materiche che l’artista conduce alla ricerca di una propria espressione, una risposta attraverso i colori e la forza creativa al caos del mondo contemporaneo in cui siamo costretti a vivere.

(tratto da: Lucia Scoppa, in Napoli Expo Art Polis. Transiti d’Arte mediterranea, (II edizione PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, 4 Agosto - 16 Settembre 2016) catalogo della mostra a cura di Daniela Wollmann, pp. 118-119)


NOTA CRITICA #3
(a cura di Raffaele Bussi)

Positiva sorpresa, ma fino ad un certo punto, la rassegna delle opere per la personale al Palazzetto del Mare di Nicola Caroppo, versatile artista stabiese. Sorpresa per come la maturazione artistica, da un impressionismo d'esordio all'astrattismo attuale, abbia dimostrato in Caroppo valori artistici non periferici ma centrali nel dibattito pittorico contemporaneo. Sorpresa fino ad un certo punto perché segni di maturazione s'erano avvertiti già in precedenti personali dove contesti immagini e luoghi dell'esordio si frantumavano per lasciar posto a colate policrome e intarsi di colori ben cesellati sulla nuova tela dell'artista. Sabbie cementi e silicone volati a nozze con il colore danno vita al nuovo mondo dell'artista stabiese, disegnando scenari nuovi, mondi contemporanei rarefatti dove il Caos sembra regnare, un irrazionale che avvolge la modernità, un contesto pittorico dove si può leggere di tutto e di più, fuochi di terre devastate, oceani infestati, atmosfere inquinate con il saccheggio gratuito che è diventato l'imperativo categorico della follia dell'uomo contemporaneo. Suggestioni pollockiane nell'opera di Caroppo? Continuerò a riaffermare fino alla noia che un artista è sempre e soprattutto se stesso, ma se proprio similarità devo ricercare per Nicola Caroppo, le ritrovo nell'opera di Carmine Di Ruggiero, autorevole artista partenopeo, uno dei maggiori del nostro tempo, per la prerogativa di mettere a fuoco la continuità della ricerca in uno con la plasticità dell'immaginario, nell'originale inventiva, nella trepidazione della riflessione interiore, nella consapevolezza di essere nella contemporaneità e nella storicità del mondo con la declinazione della propria identità geografica, Napoli, attraverso una tavolozza che riprende gli azzurri di acque cristalline e le gradazioni dei rossi tramonti a mare che contrastano, ahimè!, con quelli di terre e mari martoriati. Gradazioni di rossi di una terra di antico prestigio che invoca una contemporaneità degna di essere vissuta senza se e senza ma, limitazioni pretestuose per chi da tempo immemore del ruolo assegnatogli ha ignorato il bene comune per coprire incapacità e interessi personali.

(Tratto da: Raffaele Bussi, I riflessi mediterranei di Nicola Caroppo, "Roma", mercoledì 15 gennaio 2014, p. 20)