Anno 2025: alcune considerazioni critiche sui panorami artistici futuri

3 Gennaio 2025 Redazione A&S 197

NELLA FOTO: 2025 ALCUNE CONSIDERAZIONI CRITICHE.

Il racconto dell'uomo per immagini non finisce, ma si rinnova con maggior impegno, sollecitudine e acutezza, anno dopo anno; è così e sarà sempre così.

Il passare del tempo converte idee in innesti pittorici o in movimenti o in dinamiche accelerate; il pensiero si fa azione, l'idea diventa passo esecutivo. Gli artisti partecipano collettivamente a ridisegnare le tessere identitarie del mondo. Ogni espressione artistica è un'interpretazione della propria visione del mondo per ogni operatore.

Le occasioni per poter inserire nei contesti che contano per arrivare ai più, intendendo collezionisti e fruitori, sono date dalle fiere e dalle manifestazioni in spazi privati o in spazi pubblici. ArteGenova, l'Arte Fiera di Bologna, l'EuroExpoArt in VerniceArtFair di Forlì, la MiArt, l'ArtVerona, l'ArtePadova sono alcune di quelle celebrazioni mercantili che assolvono al gioco del lancio di nuove istanze nel campo delle arti visive contemporanee.

Non si qualificano sempre orizzonti innovativi, ma gemmazioni utili procedono ad alimentare futuri panorami di esplicita e aggiornata significazione. Nonostante tutte le problematicità avvertite, gli artisti osano e continueranno ad osare, e questo lo abbiamo capito soprattutto durante il relativamente lontano periodo del COVID-19.

Certamente, l'apporto delle gallerie private risulta fondamentale quanto il beneplacito degli spazi pubblici, che avvalorano le qualità in campo. Si conoscono bene quelle gallerie private che sono, da tempo, sulla cresta dell’onda per serietà operativa e quali sono, ad esempio, i musei importanti con crediti fortissimi alle spalle che hanno aperto all'arte contemporanea.

Le opere di Burri al Museo di Capodimonte di Napoli nel 1978 fu un evento possibile solo grazie all'apertura dell'allora direttore Raffello Causa, storico dell'arte tra i maggiori del secondo dopoguerra. Io ero lì presente in visita (due anni dopo, nel 1980, sarei stato trasferito proprio al Museo di Capodimonte) e passare davanti alla “Flagellazione di Cristo” (1607) del Caravaggio e ritrovarsi tra le opere di Alberto Burri fu un percorso stimolante d'intelligenza interpretativa del mondo.

Maurizio Vitiello

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Ultimo aggiornamento: 07/01/2025, 10:39